Psicologia della salute e Psiconutrizione

Come in parte anticipato, la psicologia non si occupa solo di interventi su un disagio già in essere, ma anche di prevenzione e di promozione attiva della salute!

Il modello «biomedico» tradizionale, secondo cui la malattia è una deviazione dalla norma di variabili biologiche circoscritte e misurabili, è stato progressivamente sostituito dal modello «bio-psico-sociale» (Engel, 1977) che considera lo stato di salute, o di malattia, come il risultato di complesse interazioni tra aspetti biologici, psicologici e sociali. In quest’ottica, la salute non è più concepita come mera “assenza di malattia”, bensì come “stato di completo benessere psichico, fisico e sociale” (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1948).

La Psicologia della Salute assume un ruolo cruciale nella creazione di interventi di prevenzione primaria volti, da un lato, a diminuire i fattori di rischio, agendo sui comportamenti associati a questi fattori, dall’altro, a sostituire gli stili di vita e le abitudini dannose con comportamenti protettivi per la salute e per la vita stessa. Questi comportamenti consentono alla persona di mantenere uno stile di vita sano e di prevenire la malattia, attraverso il fare o l’astenersi dal fare certe cose. Sono mediati da molteplici aspetti, quali ad esempio fattori cognitivi (credenze, aspettative, motivazioni, valori, percezioni), fattori emotivi, caratteristiche di personalità, su cui è possibile e importante lavorare, in via preventiva, oppure, in caso di patologie conclamate, al fine di ridurne l’impatto, favorire l’adesione alle prescrizioni mediche e prevenire ricadute, motivando e supportando il cambiamento di stili di vita concernenti ad esempio l’alimentazione, la pratica di esercizio fisico, la gestione dello stress, ecc.

Per quanto riguarda lo stress, è ampiamente descritto in letteratura il suo ruolo di causa, concausa, o fattore di mantenimento, in svariate patologie. Stati intensi e prolungati di stress, ed altri stati psicologici di malessere, possono farci ammalare anche nel corpo, aggravare alcune condizioni di malattia, oppure impedire un pieno recupero di salute.

Le emozioni e gli stati mentali non hanno una portata esclusivamente psichica, ma un correlato immediato fisiologico-corporeo –> L’attivazione del sistema nervoso influenza il funzionamento di vari apparati del nostro corpo. Sempre più la letteratura scientifica evidenzia i meccanismi neurofisiologici ponte tra stati psico-affettivi ed esiti corporei.

Svariate patologie internistiche (es. disturbi cardiovascolari, disturbi gastrointestinali, disfunzioni tiroidee, cefalee muscolo-tensive, fibromialgia ecc.) o dermatologiche (es. dermatiti, psoriasi,  acne, alcuni pattern di caduta dei capelli), si collocano spesso in un rapporto di influenza circolare con stress, ansia, emozioni e stati psichici non riconosciuti/espressi/regolati: da questi ultimi fattori possono essere concausate o esacerbate e, una volta instauratesi, generano ulteriore stress e negatività, in un circolo vizioso.

In alcuni casi la sinergia tra professionalità medica e psicologica si rende fondamentale, data la natura non esclusivamente organica di certe problematiche, in cui coesistono questioni psicologiche, a monte o a valle, in diversa forma e misura. E’ possibile realizzare interventi ad hoc di potenziamento della persona nel fronteggiamento dello stress e nelle sue capacità di riconoscere, esprimere e regolare emozioni e stati mentali; nonché interventi di sostegno psicologico ai vissuti e ai mutamenti implicati nei casi di patologia cronica di lunga durata o di risoluzione particolarmente difficile.

2985_0Un’altra area di mio particolare interesse è quella della Psiconutrizione, la quale riguarda i rapporti tra il modo in cui ci nutriamo e alcuni fattori cognitivi, affettivi e socio-culturali, che, alle volte, possono trovarsi a monte di una condotta alimentare non equilibrata, non necessariamente appartenente alla classe dei “disturbi del comportamento alimentare”, ma comunque fonte di disagi e insoddisfazioni per la persona, se non fattore di rischio per la sua salute.

In alcuni casi, l’aderenza ad un preciso regime alimentare e il raggiungimento-mantenimento di un certo peso corporeo si pongono appunto come una necessità per la salute; si tratta ad esempio di situazioni come l’obesità, l’ipertensione, il diabete, le disfunzioni tiroidee, le intolleranze o allergie alimentari, ecc.

In altri casi si aspira a raggiungere un dato peso o una data forma corporea per ragioni estetiche, di soddisfazione rispetto all’immagine del proprio corpo. Soprattutto nel primo insieme di casi, ma anche nel secondo, è di primaria importanza affidarsi ad un medico e/o a un professionista della nutrizione. Tuttavia, può capitare di incontrare ostacoli nell’aderire, fin dall’inizio, o a lungo termine, alle prescrizioni specialistiche; può risultare difficile modificare alcune abitudini ormai consolidate da tempo, che riguardino l’alimentazione o il praticare una sana e regolare attività fisica. Un fenomeno diffuso è quello del cosiddetto “effetto yo-yo”, la perdita e la riacquisizione ciclica del peso a causa di diete inopportune, spesso “fai da te”, secondo consigli trovati in rete, sulle riviste, o imitando quella di conoscenti; oppure, pur in presenza di una dieta opportuna, a causa di difficoltà nel mantenerla nel tempo, ritornando a breve ad abitudini alimentari prevalentemente scorrette.

Data la complessità dei fattori intervenienti, l’intervento psiconutrizionale può aiutare a chiarire, rafforzare o rivedere, le motivazioni che inducono la persona a voler conseguire un dato peso o forma corporea; a individuare il perché non si riesce a seguire, o mantenere nel tempo, una sana e corretta condotta alimentare e di esercizio fisico; a identificare i vissuti, i pensieri, le emozioni, che possono influenzare il rapporto con il cibo; a illustrare la distinzione tra “fame biologica” e “fame emotiva”. A seguire è possibile lavorare miratamente sulle criticità individuate, che possono essere molto diverse non solo in termini di tipologia del problema, ma anche in senso interindividuale, in persone diverse a parità di problema. Il vissuto e il comportamento alimentare costituiscono un ambito particolarmente delicato e complesso, in cui più che mai confluiscono fattori di diversa natura, e laddove l’alimentarsi in maniera non equilibrata può seguire una motivazione o espletare una funzione più o meno oggetto di consapevolezza; avendo  spesso luogo in maniera automatica, apparentemente priva di “perché”, oppure seguendo logiche con sottesi elementi che può essere opportuno mettere meglio a fuoco, per arrivare ai “core” che sostengono gli altri strati del problema.

Il fine è sempre quello di aiutare la persona in termini di autoconoscenza rispetto alle problematiche esperite, ad un equilibrio mente-alimentazione-corpo, al raggiungimento di obiettivi realistici e in costante dialogo con il completo rispetto della salute psicofisica.